martedì 26 febbraio 2019

LA TORTORA SELVATICA

E' uscito il mio libro sulla Tortora selvatica Streptopelia turtur.
Si tratta della prima monografia italiana su questa specie.
Il titolo del libro è "LA TORTORA SELVATICA - biologia, conservazione e racconti".
la copertina è dell'amico Marco Preziosii che ha fatto anche 8 disegni in b/n all'interno del testo. La prefazione dell'amico Fulvio Mamone Capria, è un regalo che accetto con grande gioia. Le foto sono dell’autore e di Michele Mendi.
Il libro è ORDINABILE fin d'ora e la data di arrivo del bonifico rappresenterà la prelazione sui tempi di spedizione.
il prezzo è di 20 Euro spedizione compresa.
IBAN: IT22T0893114502000020272944
causale: acquisto libro.
L'uscita è prevista tra fine febbraio e i primi di marzo. Le pagine dovrebbero essere tra le 150 e le 160.
Il libro si divide in due parti: la prima parla della biologia e della conservazione di questa interessante e minacciatissima specie in Europa, considerando le ultime informazioni disponibili nel Paleartico occidentale e le mie ricerche sulla tortora selvatica che stanno continuando; la seconda parte contiene brevi racconti che ineriscono la vita di questo splendido Colubiforme.



alcuni brani, il primo preso dalla prima parte (tecnica) il secondo dai "racconti"







2) Habitat
È una specie di climi caldi temperati e piuttosto secchi, meno legata del colombaccio alle formazioni forestali. La campagna alberata, i margini dei boschi, le aree ecotonali, le zone perifluviali coperte da vegetazione naturale ben conservata, la macchia e le aree cespugliate sono gli ambienti usati di preferenza dalla tortora selvatica. La steppa secondaria mediterranea è ampiamente utilizzata, ma in questo caso in misura maggiore degli altri, la specie necessita di punti di abbeverata nei pressi del nido. Nidifica anche in filari di alberi, frutteti, zone periurbane e urbane ma in misura notevolmente inferiore rispetto alla congenere tortora dal collare. Evita zone ventose, fredde e montuose, preferendo un range altitudinale di 350-500 m (Cramp, 1985). Evita in eguale misura il bosco chiuso, utilizzandolo solo in presenza di ampie chiarie. In Italia (Brichetti e Fracasso 2006), riportano che può raggiungere in Appennino quote oltre i mille m con maggiore frequenza tra quelle di 700-800, in presenza di aree con coltivazioni (frutteti misti a colture di girasole e graminacee). Tollera scarsamente la presenza umana ravvicinata, mentre è favorevolmente influenzata da incolti e prati polifiti dove foraggiare. Stradine sterrate e aree a terreno nudo nei pressi delle aree nido sono indispensabili per poter svolgere la parte della sua biologia “terrestre”. Maggiormente influenzata dalla struttura e dalla fisionomia del paesaggio che dall’essenza arborea dove riprodursi, nidifica sulla gran parte delle latifoglie europee, mentre le conifere sono scelte generalmente nella loro fase giovanile. Nel nostro paese, volendo fare una sintesi un po’ spiccia, la tortora selvatica è essenzialmente specie dei mosaici agrari e degli alno-saliceti che bordeggiano fiumi e fossi. In altri paesi l’importanza dei frutteti è maggiore (Spagna, Marocco); in Grecia l’importanza delle conifere non è irrilevante (Bakaloudis et al., 2009) con occupazione di piante della prima e della seconda classe e le piante mature solo occasionalmente. Gli stessi autori hanno creato sperimentalmente radure nella compagine delle conifere ottenendo nelle aree sottoposte al trattamento densità riproduttive maggiori. Anche nelle repubbliche baltiche, Russia e Ucraina le formazioni sparse di aghiformi sono occupate con regolarità nel nord dell’areale distributivo, mentre le latifoglie nella porzione meridionale. Per l’Inghilterra Browne e colleghi (2005) enfatizzano l’importanza delle formazioni ripariali come siti riproduttivi in U.K. ...


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16) Tortore e colombe nella letteratura e nella pittura
La tortora selvatica e in generale i columbiformi hanno da sempre attratto l’attenzione degli uomini, per la loro bellezza e i comportamenti evocativi che si prestano bene ad essere fortemente simbolici.  L’etimo del genere “Streptopelia” deriva dal greco, dove streptos = collare e peleia = tortora, mentre l’epiteto scientifico “turtur” ci viene dal latino e descrive il suo distintivo verso “turr turr” così amato fin dall’antichità.
Nel Canto dei Cantici Salomone si riferisce a lei con questi amorevoli versi: “I fiori spuntano sulla terra; il tempo dei canti degli uccelli è arrivato, e la voce della Tortora si ode nelle nostre terre”. Storicamente la tortora selvatica è menzionata per la prima volta in un libro nell'Esodo (VIII secolo a.C.), e uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo che lega la presenza della “nostra” con la comparsa della Fenice uccello sacro e origini di numerosi miti.  Così ci racconta: “Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli”.  Anche William Shakespeare racconta nel suo poema “La fenice e la tortora” le allegorie simboliche delle due entità centrando il fuoco dello scritto nella fine dell’amore ideale. Nel suo Bestiario, l’immenso Leonardo da Vinci mette a fuoco con chiarezza la diversa emanazione simbolica che corre tra le tortore e le colombe. Sono le tortore a simboleggiare l’eterna fedeltà che nasce da un sentimento alto ed eterno, fedeltà che il maestro rende con il termine di “castità”. La tortora non fa mai fallo al suo compagno, e se l’uno more, l’altro osserva perpetua castità, e non si posa mai su un ramo verde e non beve mai acqua chiara” scrive Leonardo.